Sono oltre 2 tonnellate gli scarti alimentari raccolti, dal 3 all’11 luglio, nella prima settimana di attività del progetto SAVE, grazie al quale sono stati sottratti alla discarica e avviati, invece, alla trasformazione per la produzione di cibi animali. Un’autentica rivoluzione nel campo degli sprechi alimentari, avviata dall’Università degli Studi di Messina, Comune e Messinambiente, attualmente presso il mercato Vascone. Si tratta del primo caso in Europa. Un processo virtuoso anche sotto il profilo strettamente economico. La frutta e gli ortaggi scartati, non più utilizzabili per l’alimentazione umana ma ancora dotati di importanti proprietà, vengono raccolti, selezionati e, “grazie a un protocollo – afferma il prof. Vincenzo Chiofalo, responsabile scientifico di Save – di rigorose analisi studiate e messe a punto dall’Università di Messina attraverso i laboratori del PanLab appena realizzati e dotati delle più avanzate tecniche analitiche, utilizzati come cibo per gli animali, componenti nutritive, fertilizzanti o per altri scopi industriali. L’ortofrutta raccolta viene analizzata al fine di garantirne la sicurezza alimentare, i dati ottenuti hanno mostrato che l’ortofrutta non idonea al consumo umano può essere ancora utilizzata anche in alimentazione animale, creando un risparmio economico per le aziende ovviamente dopo la verifica delle analisi”. I ricercatori dell’Università di Messina hanno organizzato le attività prelevando l’ortofrutta che in brevissimo tempo viene trasferita presso il PanLab permettono di verificarne la idoneità al consumo animale garantendo la salubrità in conformità alle normative vigenti. “A Messina è nata una grande eccellenza a livello nazionale ed europeo – commentano l’assessore all’Ambiente, Daniele Ialacqua ed il liquidatore di Messinambiente, Alessio Ciacci -. In linea con le direttive europee sulla gestione dei rifiuti, che danno priorità assoluta alla prevenzione degli scarti e alla loro riduzione, parte da Messina un progetto che per la prima volta vede trasformare uno scarto alimentare in una nuova materia prima. Una buona pratica da diffondere a livello nazionale e che, se diffusa in tutte le principali città italiane potrebbe togliere oltre 100 mila tonnellate dallo smaltimento, con un beneficio economico di oltre 14 milioni di euro di costi risparmiati, oltre ai benefici economici per gli allevatori. Siamo partiti da una situazione disastrosa ma stiamo costruendo in questa città esperienze guida per tutta la Regione e non solo. Ringraziamo tutti gli attori di questo importante progetto e gli operatori commerciali per i quali l’amministrazione comunale si sta già muovendo per applicare uno sconto sulla tariffa dei rifiuti. Visti questi ottimi risultati potremmo pensare presto anche ad una estensione della raccolta differenziata degli scarti vegetali anche ad altri mercati cittadini”. SAVE è un progetto di ricerca proposto e vinto dall’Università di Messina con il coordinamento di GTS consulting insieme ad altri partner pubblici e privati, finanziato dal MIUR nell’ambito del programma Smart Cities, che mira alla creazione di un sistema intelligente per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della filiera alimentare attraverso la valorizzazione degli scarti biologici di produzione, la riduzione degli sprechi del sistema distributivo e dei consumatori e l’utilizzo alternativo degli sprechi residui come prodotti per l’industria zootecnica e agroalimentare.
“Save”: recuperati 2 tonnellate di scarti in una settimana
Comunicato n. 239