Si è svolto, in diretta streaming sulle pagine Facebook UniMe, Dipartimento di Giurisprudenza UniMe e “Voci costituzionali”, l’incontro-dibattito sul tema “Globalizzazione, Populismo e Democrazia”. Ospite dell’Ateneo peloritano è stato il prof. Giuliano Amato (Giudice della Corte costituzionale) il quale ha intrattenuto un dialogo (in stile domanda-risposta) con i giovani studiosi di Diritto Costituzionale dell’Università di Messina (dottorandi, dottori di ricerca e assegnisti di ricerca), insieme al prof. Gaetano Silvestri, Presidente emerito della Corte costituzionale e attuale Presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti.
I quesiti posti dai ragazzi, che hanno spaziato dalla crisi democratica sino ai ruoli costituzionali ai giorni nostri, passando anche per le vie tracciate dall’affermazione del populismo, dalla globalizzazione e dall’incisione di quest’ultima sulla democrazia e sulla produzione normativa, hanno preso avvio dagli scritti e dalle sentenze di cui è stato relatore il prof. Amato nel corso della sua prolifica carriera politica e istituzionale.
I lavori sono stati inaugurati dai saluti del Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, del Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, prof. Francesco Astone e della Coordinatrice del Dottorato in Scienze giuridiche, prof.ssa Concetta Parrinello. Hanno introdotto le tematiche i proff. Antonio Saitta e Giacomo D’Amico, Ordinari di Diritto Costituzionale.
“Desidero ringraziare – ha esordito il Rettore – il prof. Amato per aver accettato di collegarsi con noi quest’oggi. Ho avuto la possibilità di assistere ad alcuni suoi interventi in passato e sono certo che i nostri giovani sapranno trarre importanti riflessioni in seguito al dialogo odierno. Un grazie va anche al prof. Silvestri per la sua presenza ed il suo impegno. Una delle prime cose che ho fatto da Rettore è stata quella di studiare le sue delibere. Per noi rappresenta un maestro e un caposcuola che si è adoperato per il bene della nostra apprezzatissima scuola costituzionale”.
“Le mie saranno poche telegrafiche parole – ha detto il prof. Silvestri nel ringraziare gli intervenuti -per poter poi lasciare la parola ai giovani. Il titolo di questo incontro riunisce due fatti, ovvero, la globalizzazione ed il populismo ed un principio-valore, cioè, la democrazia. I due controversi fatti, indubbiamente hanno inciso e incidono ancora sul principio, innestandoci su un terreno scivoloso su cui il prof. Amato ci aiuterà a far chiarezza”.
“Vi ringrazio – ha commentato Amato dopo aver ascoltato le domande – per il caloroso invito; le pietre sulle quali camminare oggi sono numerose ed importanti. Senza dubbio, la crisi democratica è concatenata a quella, forse temporanea, del processo di integrazione dovuta al sentimento di abbandono ai propri destini che devono fare i conti con i problemi economici, oggi anche acuiti dalla pandemia. Se da un lato la globalizzazione ha portato fuori dalla povertà molta gente di tante aree del mondo, dall’altro lato ha pure introdotto e sparso modelli produttivi a basso costo provocando la perdita di lavoro in quelle zone che prima detenevano il beneficio produttivo (quasi esclusivo). Per questa ragione molta gente, con l’avvento di questa globalizzazione, non solo è venuta a contatto con gli immigrati, ma ha anche reagito male accusandoli di arrivare per portar via il lavoro. A questo punto, la globalizzazione è stata vista come un nemico ed è stata riaccreditata l’impostazione statalista. L’integrazione europea è un tentativo di risposta, riuscito male, agli effetti negativi del mondo globalizzato. Oggi, l’avvento della pandemia ci ha dimostrato che la salute è la priorità e paradossalmente anche i nazionalisti chiedono che l’Europa faccia di più per salvaguardarla. Si sta assistendo ad una risalita del processo di integrazione e si parla di Europa della Salute, concetto che poco tempo fa era solo un sogno. Come lo era anche l’idea di debito comune che oggi sta alla base di strumenti come il Recovery Fund.
L’effetto principale della globalizzazione sulle norme – ha continuato Amato per rispondere ad altri quesiti dei dottorandi – è quello di rendere difficile la produzione normativa primaria, vale a dire le leggi. Tale problema si era già palesato con i cosiddetti Decreti congiunturali, dedicati ad esempio a specifiche congiunture economiche, ma esiste anche adesso. Penso ai 1.200 commi della Legge di Bilancio che costituiscono un unico articolo per una sola votazione. L’esigenza di una tempistica rapida è entrata nei procedimenti parlamentari, ma in un modo poco adeguato. Una delle soluzioni potrebbe essere l’attuazione di una legislazione basata su principi chiari e semplici che possano, poi, fungere da guida ed argine per la produzione normativa secondaria, garantendo il pieno rispetto del processo democratico. Senza voler spingersi troppo lontani, i primi DPCM non avevano copertura legislativa ed il secondo Decreto Legge ha fatto opera di assestamento”.