Stretto di Messina, un diamante marino da difendere ed amare 

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Comunicato n. 9

In merito alle notizie stampa diffuse negli ultimi giorni, riguardo la situazione dei fondali dello Stretto di Messina, la prof.ssa Nancy Spanò, Delegata UniMe per le Iniziative scientifiche a tutela dell’Ambiente e del patrimonio marino, ha ribadito il suo pensiero a tutela del prezioso tesoro marino che si contraddistingue per le sue peculiarità e per l’enorme biodiversità.

“Le caratteristiche ecologiche, biologiche, idrologiche dello Stretto di Messina – ha detto – si riflettono sugli organismi che lo popolano, influenzando l’intero assetto biologico dell’ambiente con il risultato di avere a disposizione uno straordinario ecosistema, unico nel Mediterraneo per abbondanza di specie, biodiversità e biocenosi. I fondali del nostro mare sono caratterizzati da condizioni particolari, che rendono lo Stretto un ambiente unico nel Mediterraneo. Lo Stretto, dunque – ha aggiunto – è molto più della pattumiera che è stata troppo frettolosamente descritta, seppur dei dati obiettivi dimostrano che i rifiuti ci sono, limitati al tratto fra Tremestieri e Reggio”.

Secondo una ricerca condotta dalla Universitat de Barcelona e da ricercatori internazionali lo Stretto di Messina è stato considerato al primo posto nella classifica della “sporcizia sottomarina”, ma è bene ricordare che il tratto oggetto dello studio dell’Ateneo Catalano è di circa 7 chilometri, mentre l’Università di Messina vanta ricerche continue ed uno studio su una lunghezza di circa 70 chilometri. Una intervista della prof.ssa Spanò è stata, inoltre, trasmessa al TGR, durante l’edizione delle 14 ed è consultabile anche online.