La drammatica situazione di emergenza in Afghanistan a tutti nota, impone per gli atenei italiani una assunzione di responsabilità – per il ruolo centrale da essi svolto, in termini di formazione e di ricerca – finalizzata a intraprendere iniziative, autonome o in rete, rivolte ad esempio al supporto all’attività di inserimento di studentesse e studenti, all’istituzione di borse di studio o borse di ricerca.
Anche la CRUI, in sinergia con il MIUR, sta in atto valutando le azioni da porre in essere per consentire alle studentesse e agli studenti afghani, iscritti o che intendono immatricolarsi in Italia, di venire a studiare negli atenei italiani, non appena la fase emergenziale si sarà conclusa.
“L’Università di Messina mantiene alta l’attenzione sulla questione – dichiara il Rettore Cuzzocrea – e in raccordo con la CRUI e il Ministero degli Esteri, sta predisponendo un piano di supporto e di accoglienza per le studentesse e gli studenti afghani, il primo dei quali dovrebbe arrivare a Messina già nei prossimi giorni. Sono certo che la nostra comunità accademica dimostrerà grande collaborazione, come è già avvenuto in altre occasioni, nella fase dell’accoglienza.“
Nello specifico della condizione delle donne, condividendone i contenuti, si riporta il comunicato diffuso dalla Rete Nazionale dei CUG, alla quale il nostro Ateneo aderisce sin dalla sua costituzione.
La Rete nazionale dei CUG esprime profondo sgomento e preoccupazione per la sorte annunciata di milioni di donne e ragazze afghane che rischiano di vedere annullato in una spirale di violenza il lento e faticoso cammino di affermazione dei più elementari diritti umani: andare a scuola, vivere l’infanzia e la giovinezza nel rispetto dei propri tempi e delle proprie aspirazioni, scegliere in piena libertà il proprio futuro ed avere diritti di cittadinanza. Le cittadine e i cittadini italiani non possono assistere inerti alla possibile negazione dei diritti di queste donne.
Come Rete dei CUG esprimiamo tutta la nostra solidarietà al popolo afghano augurandoci che vengano aperti da parte dell’Italia corridoi umanitari e venga messo in campo qualsiasi mezzo idoneo per non lasciare sole donne, bambine e bambini che hanno creduto che un altro modo di vivere fosse possibile.