Al fine di diffondere una cultura sull’importanza della salute dei reni, ogni anno dal 2008 viene celebrata la giornata mondiale del rene, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle patologie renali.
Anche quest’anno, la Scuola di Nefrologia dell’Università di Messina, diretta dal Prof. Buemi, domenica 17 marzo dalle ore 9 alle 17, sarà in Piazza Cairoli con un gruppo di medici, coordinati dal Prof. Domenico Santoro, per offrire ai cittadini informazioni gratuite e controlli sulla funzione dei propri reni. Il tema del 2019 è “Salute per i Reni per ciascuno ed ovunque (Kidney Health for Everyone Everywhere)”, con l’obiettivo di evidenziare il crescente carico di malattie renali e disparità di salute dei reni e disuguaglianza in tutto il mondo.
Si stima che 850 milioni di persone in tutto il mondo abbiano malattie ai reni per varie cause. La malattia renale cronica causa almeno 2,4 milioni di decessi all’anno ed è ora la sesta causa di morte in più rapida crescita, e si stima che diventi probabilmente la quinta causa principale di anni di vita persi entro il 2040. L’insufficienza renale acuta (IRA), un importante causa di malattia renale cronica, colpisce oltre 13 milioni di persone in tutto il mondo e l’85% di questi casi si riscontra nei paesi a basso e medio reddito. Si stima che circa 1,7 persone muoiano ogni anno a causa dell’IRA.
Il Prof. Santoro ci spiega che “da parecchi anni i pazienti del territorio messinese non devono più effettuare viaggi della speranza per ottenere una diagnosi di malattia renale né per farsela curare, grazie ad un programma ormai avviato e riconosciuto di biopsia renale, tale da far diventare il reparto di Nefrologia sia dell’Adulto che del Bambino, Centro di Riferimento Regionale per le Malattie Renali Rare. Al contrario un settore che risulta molto carente nel nostro territorio è quello dei trapianti di reni. Il trapianto renale costituisce la migliore arma che abbiamo quando la funzione renale tende a spegnersi e costituisce sicuramente la più valida alternativa alla dialisi. E mentre siamo in grado di affrontare ogni sfida nel nostro territorio per cercare di salvare la salute dei reni quando arriva il momento della terapia sostitutiva, per ottenere un trapianto siamo costretti nuovamente a viaggi della speranza. E questo non perché ci sia un’incapacità della classe medica del meridione ma perché c’è una scarsa attenzione su chi governa i trapianti a livello nazionale e della politica nei riguardi del nostro territorio. Non è giusto che una persona solo perché nasce a Messina, ma oserei dire in tutta l’area dello stretto, abbia meno garanzie e meno opportunità di salute (che dovrebbe da costituzione essere garantita a tutti ed in egual modo). L’attività dei trapianti è fortemente disomogenea sul territorio nazionale. Esiste una forte differenza territoriale nella attività di donazione che genera profondi divari regionali. Tale sostanziale differenza non è sorprendente per la forte differenza di distribuzione di servizi di trapianto d’organo sul territorio nazionale. Il 50% dei centri trapianto risiedono nel Nord Italia o fanno parte della associazione Nord-Italia Transplant 19 su 37. Il maggiore numero dei centri è osservato in Lombardia e Veneto, rispettivamente con 7 e 4 centri. Tale distribuzione disomogenea produce un numero di Trapianti di Rene fortemente sbilanciato: Nord il 62.9% (n. 1.133) •Centro il 211.1% (n. 381)•Sud il 16% (n. 288).L’attività anche nel Trapianto di Rene da Donatore Vivente è maggiormente disomogenea sul territorio nazionale rispetto al trapianto di rene da donatore deceduto. Nel Nord Italia si esegue il 73.1% (n.199) •Al Centro il 16% (n.43 ) •Al Sud l’11% (n. 30 ).