La Nefrologia dell’Università di Messina compare ancora una volta sulla prestigiosa rivista Nature Genetics.
Il lavoro, pubblicato sul numero di Gennaio (https://www.nature.com/articles/s41588-018-0281-y), è frutto della collaborazione tra la nostra Nefrologia dell’adulto e pediatrica, con l’Università Americana della Columbia, con la quale già da molti anni sono aperti numerosi filoni di ricerca.
Il coordinatore dello studio, Prof. Sanni Cherchi, è docente del dottorato di ricerca in “Scienze Biomediche Cliniche e Sperimentali” dell’Ateneo peloritano.
L’articolo ” The Genomic Landscape of Congenital Anomalies of the Kidney and Urinary Tract” ha come oggetto le patologie malformative renali, le cosiddette CAKUT (congenital abnormalities of the kidney and urinary tract).
Come spiegano il Prof. Domenico Santoro ed il Dr Giovanni Conti, co-autori dell’articolo, le CAKUT sono le maggiori cause di uremia terminale nei bambini e nei giovani adulti. In particolare in questo studio sono stati analizzati i genomi di circa 3000 pazienti e 22.000 controlli sani per studiare le varianti genomiche di tali malattie e la potenziale associazione con l’espressività fenotipica. I risultati dello studio hanno evidenziato una struttura architettonica del genoma di questi pazienti abbastanza caratteristica ed identificato varianti strutturali con specifici o pleiotropici effetti sullo sviluppo delle vie urinarie.
Importanti anche i risultati di una ricerca, coordinata dal Prof. Claudio Romano, Pediatra Gastroenterologo dell’Università di Messina, in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Necker di Parigi, l’Ospedale Bambino Gesu’ di Roma e l’Ospedale for Sick Children di Toronto in Canada, che sono stati pubblicati nei mesi scorsi sulla prestigiosa rivista di Genetica Molecolare, EMBO Molecular Medicine.
Si tratta della piu’ recente mutazione genetica identificata – la prima in un bambino siciliano di undici anni della provincia di Messina affetto da Colite Ulcerosa, che si aggiunge alle altre conosciute in tutto il mondo – responsabile dell’alterazione della funzione della fosfatasi alcalina a livello intestinale. Il gene ALPI esprime l’attività della fosfatasi alcalina intestinale, un metalloenzima che si trova a livello del brush-border e che ha una funzione di idrolisi della frazione lipidica dei liposaccaridi riducendo drasticamente l’attività agonistica dei recettori Toll-like 4. Questa mutazione biallelica si esprime con una malattia infiammatoria cronica intestinale ad esordio nei primi 2 anni di vita e poco responsiva alla terapia medica. Questa scoperta ha determinato un grande interesse internazionale confermando l’importante supporto che la genetica puo’ determinare nella diagnosi di queste patologie nel bambino. “Gli studi sui geni mutanti – spiega il prof. Romano – sono fondamentali perché ci potrebbero consentire a breve di effettuare una diagnosi precoce di malattia, identificare le forme piu’ aggressive e tentare una terapia con farmaci biologici. E’ probabile che questa mutazione possa essere maggiormente espressa nella popolazione del mediterraneo ed in questo senso stiamo allargando le ricerche con il sequenziamento dell’intero genoma su altri bambini affetti dalla stessa patologia. Il nostro Centro e quindi l’Università di Messina, insieme all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesu’, sono gli unici centri italiani aderenti a questo consorzio internazionale di studio sulla genetica delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali del bambino”.