Sul piano delle emozioni non c’è differenza tra sport olimpici e paralimpici; la disabilità non compromette lo spettacolo offerto dagli atleti; la disabilità è un semplice regolamento dentro al quale gli atleti devono misurarsi, con le gioie della vittoria e i dolori della sconfitta. Senza pregiudizio e senza compassione. Lo ha sottolineato il giornalista RAI Lorenzo Roata, inviato alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, nel corso del Convegno su Le Paralimpiadi: nuova narrazione della disabilità organizzato dall’Università di Messina e dall’Associazione AluMnime in partnership con Ius Law Web Radio, la Radio dell’Avvocatura e il Coordinamento Siciliano dell’AIAS e con il patrocinio di US ACLI Nazionale, SSD Comune di Messina, UniMe Sport e CUG UniMe. Roata ha criticato l’atteggiamento di chi si approccia alle Paralimpiadi con atteggiamento compassionevole non cogliendo la bellezza estetica e il valore del gesto atletico dei paralimpici. Dialogando con Roata, il prof. Francesco Pira ha rammentato come le persone con disabilità siano emarginate spesso non per la loro menomazione ma per il modo in cui vengono guardate a livello individuale o collettivo. Le ricerche più recenti dimostrano che nel mondo occidentale la rappresentazione mediatica si muove tra l’occultamento/silenzio e il pietismo/compassione della disabilità, con casi di esaltazione/ammirazione per performance sportive o artistiche dove si creano poi i supereroi. L’agonismo che spinge i campioni paralimpici, ha ricordato invece l’avv. Mario Vigna, Vice Procuratore Capo della Procura Antidoping, talvolta li induce a comportamenti assimilabili al doping come dimostra il fenomeno del boosting, ovvero, il compimento di veri e propri atti di autolesionismo che alcuni atleti disabili si infliggono per migliorare le proprie performance. Un fenomeno che, come rilevato dall’avv. Claudio Parlagreco appare di difficile inquadramento giuridico. Ma, ciò non oscura gli esempi dei grandi campioni come Carolina Costa, Roberta Macrì e Anna Barbaro che con passione e sacrificio hanno raggiunto le vette nelle discipline praticate. Fondamentale, in tal senso, è anche il contributo della medicina e della pratica riabilitativa (lo ha ricordato il dott. Angelo Alito). Il movimento paralimpico italiano è in crescita, lo ha evidenziato il prof. Carlo Giannetto, sottolineando i benefici sociali e culturali che può comportare quale leva strategica per destagionalizzare ed internazionalizzare il turismo.
Un contributo allo sviluppo del movimento proviene ora anche dal legislatore italiano recentemente intervenuto per consentire l’inserimento degli atleti paralimpici nei Gruppi Sportivi militari e dei corpi civili dello Stato (lo ha sottolineato la prof.ssa Parrinello). È un passo in avanti importante, ma l’auspicio, come ha ricordato nella relazione introduttiva il Prof. Francesco Rende ripercorrendo le tappe più significative nel percorso di riconoscimento e concreta attuazione dei diritti dei disabili , è che si approvi un intervento a livello più diffuso per garantire che l’esercizio del diritto alla pratica sportiva da parte dei disabili non resti appannaggio soltanto delle eccellenze. Tante sono, infatti, le difficoltà che i disabili incontrano nell’approccio alla pratica sportiva: barriere mentali, architettoniche ed economiche come hanno testimoniato il dott. Giovanni Ficarra e la prof.ssa Fiammetta Conforto che collaborano nella realizzazione di progetti volti all’avvio dei disabili alla pratica sportiva.
Le conclusioni sono state affidate al dott. Renato Grillo che, in qualità di Presidente del Collegio di Garanzia del CIP, ha evidenziato la maggiore integrità che ha avuto modo di riscontrare negli atleti paralimpici testimoniato dal ridotto numero di contenziosi portati all’attenzione della giustizia sportiva. L’appuntamento, adesso, è fissato al 2022, anno in cui si terrà la quinta edizione del ciclo di convegni organizzati (fin dal 2018) dall’Università di Messina in occasione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità.