Nei giorni scorsi a Taormina, presso la Casa del Cinema, si è tenuta la mostra di arte digitale “DigiTao@rt”, organizzata dal laboratorio @rt.Me (https://artme.unime.it/) dell’Università di Messina in collaborazione con Taobuk e la Fondazione Taormina arte Sicilia.
È stata la prima mostra d’arte digitale a Taormina e tra le prime sul territorio siciliano e nazionale. Le opere esposte sono state sviluppate, prevalentemente, da studenti e docenti UniMe dei Dipartimenti MIFT, COSPECS e DiCAM. Si tratta di installazioni artistiche digitali che abbracciano diversi aspetti dell’arte generativa, della realtà virtuale e aumentata, della restituzione in 3D di opere d’arte classica. Nel novero delle opere figurano anche esperimenti ispirati alle celebri “cancellature” di Emilio Isgrò.
La mostra è stata interamente prodotta da UniMe e le attività sono state coordinate dal prof. Salvatore Distefano, docente di Informatica presso l’Ateneo peloritano. La direzione artistica è stata affidata al prof. Francesco Paolo Campione, docente di Museologia e Storia dell’arte, invece, la direzione tecnica è stata firmata dal prof. Andrea Nucita, anch’esso docente di Informatica. Ha fattivamente collaborato all’iniziativa anche il prof. Salvatore Savasta, docente di Fisica teorica della materia.
La rassegna segue un percorso che prende avvio dall’installazione interattiva “AR e VR Museum” firmata da Francesco Cerenzia e Alessandro Maddocco che permette di fruire, come se si fosse in presenza, di alcune opere del passato (la Gioconda di Leonardo; la Morte di Socrate di David; la Notte stellata di Van Gogh), e di ricostruire virtualmente la Fontana del Minotauro sito in piazza Duomo e un Sarcofago della Necropoli di Taormina. Poi è la volta di “Automata Ecosystem” di Giuseppe La Malfa, un’opera d’arte generativa che – con l’uso di alcuni sensori di movimento integrati in una videocamera – permette al visitatore di “trasformare” il gioco cromatico apparentemente casuale dello schermo in un autentico dialogo gestuale con l’opera. Nello stand successivo, “Hidden Truth Search Engine” di Salvatore Distefano, Danilo Rovito, Marco Polignano e Pierpaolo Basile, risulta essere un’installazione a metà tra il gioco letterario, l’enigma e la pittura. Sulla suggestione delle “cancellature” di Emilio Isgrò, l’opera consente all’osservatore di intervenire sulle pagine di alcuni celebri romanzi dal progetto Gutenberg, campionando in maniera casuale alcune pagine.
“MonArt” di Marco Pavone è un raffinato esempio di pittura digitale che fa uso dei medesimi strumenti formali dell’arte tradizionale attualizzati in visioni che cambiano di continuo. La sala di proiezione è stata dedicata all’installazione “Magna Grecia 3D”, un progetto di restituzione visiva dell’originario aspetto di alcune opere scultoree antiche – come i Bronzi di Riace – realizzato dal dott. Saverio Autellitano (grafico) sulla scorta delle indagini archeologiche del prof. Daniele Castrizio, docente UniMe di Archeologia.
“Crippy Heads” di Francesco Giovanni Tirrito costituisce, infine, una curiosa galleria di ritratti (si tratta soprattutto di figure celebri dello sport e dello spettacolo) realizzate con la tecnica della pixel art, liberamente ispirati dall’arte di crypto punk che hanno lanciato il mondo degli NFT.
Dopo essere stata inclusa nel cartellone del festival internazionale taorminese ed aver riscosso un ampio successo in termini di consenso e di afflusso dei visitatori, la mostra digitale dell’Ateneo verrà replicata a Messina.