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Le tre università siciliane hanno presentato a Palermo l’Osservatorio Regionale sulla Migrazione

Comunicato N° 326 del 24 Novembre 2017

Oggi a Palermo, nell’ambito delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, le Università di Messina, Palermo e Catania hanno presentato l’iniziativa dell’Osservatorio Regionale sulla Migrazione, in sinergia con la Regione Siciliana, di concerto con la Fondazione Curella, il Centro Studi e Ricerche Giuseppina Arnao e con la collaborazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Ministero dell’Interno.
Due i principali obiettivi dell’Osservatorio, che metterà i risultati a disposizione del policy maker regionale. Innanzitutto, misurare il fenomeno delle migrazioni, tenendo conto che esso si declina in diverse direzioni, da quella economica a quella sociale, da quella culturale a quella politica. “La sfida – afferma il prof. Michele Limosani, Prorettore alla Gestione delle Risorse Finanziarie, presente all’incontro svoltosi presso la Galleria d’Arte Moderna di Palermo in rappresentanza di Unime – è quella di trovare indicatori che consentano di confrontare il fenomeno locale con quello nazionale e internazionale, ma anche individuare specificità in chiave territoriale”.
Il secondo aspetto su cui si lavorerà è rappresentato dalla valutazione delle politiche degli enti locali nel governo di questo fenomeno. “Il migrante – aggiunge il prof. Limosani – esprime i propri bisogni all’ente locale, che rappresenta per lui il primo riferimento. Tutto ciò mette sotto pressione il sistema del welfare e l’organizzazione degli enti locali”.
Per le Università di Palermo e Catania erano presenti i proff. Fabio Mazzola (Prorettore vicario Unipa) e Giuseppe Vecchio (Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di Unict).
Il progetto è esemplificativo di un modello operativo che vede le tre università siciliane a servizio del territorio e degli enti che lo governano, con gli atenei sempre più impegnati sul versante della cosiddetta terza missione, incentrata sul trasferimento delle conoscenze e dei modelli.
L’iniziativa è sviluppata nell’ambito dell’ Azione 2 “Promozione dell’accesso ai servizi per l’integrazione”, una delle quattro azioni progettuali previste dal “Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2014-2020” – Piani d’intervento regionali per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi – in gestione al CARECI. “Molte delle iniziative – commenta il Rettore, prof. Pietro Navarra – che gli enti locali hanno in programma di realizzare per accrescere il grado di inclusione sociale, per essere efficaci hanno bisogno di due ingredienti di base. Una progettazione condivisa che coinvolga altri enti locali limitrofi e un’intensa attività di networking con i settori produttivi per creare posti di lavoro stabili. L’Università è ben posizionata per rispondere a entrambe queste esigenze.
Per ciò che concerne il tema dell’inclusione sociale, poi riconosciamo il valore della diversità per il successo della struttura sociale. È noto, per esempio che le città storicamente esposte a maggiore diversità etnica sono tendenzialmente più tolleranti e meno soggette a conflitti sociali cruenti. Allo stesso modo, sappiamo che la diversità aiuta a individuare soluzioni innovative ai problemi tecnici e sociali, tanto più quando la diversità è accompagnata dalla consapevolezza del valore delle persone.
Per questo crediamo nell’importanza di costruire percorsi di inclusione per i migranti regolari che siano basati su un diffusa conoscenza del fenomeno migratorio e, allo stesso tempo, politicamente sostenibili. In questo senso va l’iniziativa di collaborare con la Regione Siciliana, il Ministero dell’Interno e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nella costruzione di un Osservatorio regionale. Coerentemente con l’impegno delle università a fornire servizi al territorio, l’Osservatorio non sarà soltanto un centro di raccolta ed elaborazione di informazioni sul fenomeno migratorio, ma un luogo di elaborazione di politiche sociali di inclusione per gli immigrati e di sperimentazione di interazioni tra pubblico e privato per facilitare un’integrazione politicamente sostenibile”.
“Stiamo valorizzando – aggiunge il dott. Massimo Rizzuto, coordinatore della cabina di regia interuniversitaria sulle politiche pubbliche – una sinergia di relazioni istituzionali che messe a sistema produrranno delle ricadute positive nel territorio coinvolto con un grado di sostenibilità reale. Da sempre la pianificazione strategica partecipata e quindi condivisa risulta essere volano di sviluppo territoriale. Ulteriore enfasi va data al ruolo del privato sociale e del tessuto imprenditoriale esistente, unico valore insostituibile e funzionale per garantire una veloce fuoriuscita dal circuito vizioso dell’assistenzialismo”.


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